venerdì 17 aprile 2009

Io ci provo. Cazzo se mi affanno.
Io faccio direttamente l'impossibile, non mi preoccupo nemmeno di pensare se il possibile basterà. Io prevengo. Mi faccio da subito un culo enorme.
Attendo mal di stomaco e mal di pancia che ormai son segnati sull'agenda.
Muoio al pensiero di chiedere. Muoio al pensiero di credere. Credere al meglio.
Le cose stanno così, le cose stanno male.
Tu ci provi a sistemarle, ogni fottuto giorno sistemi la stanza dei pensieri, ma puntualmente arriva qualcuno e butta per aria tutto ciò che hai di più caro. E agli oggetti poi, sembra che gli abbia fatto un favore.
Non si lamentano se sono per terra, rotti, da un lato.
No, si lamentano se tenti di rimetterli a posto.
Come a dire "insomma già che sono per terra, vuoi pure rompermi i coglioni per tirarmi su? lasciami in pace, in fondo, se non altro sto sperimentando qualcosa di nuovo".
Gli devi pure chiedere scusa.
Con il risultato che prendono polvere e tu li guardi ingrigirsi. Inerme.
E ti dimentichi di guardare da un'altra parte, inciampi, e fai cadere anche tu qualcosa.
E quelli non perdono occasioni di farti notare che "ma come? prima volevi rimettermi a posto, e adesso ne fai cadere degli altri? ma allora lo vedi che non sei capace?"
Cristo, smetti di amare quegli oggetti. Tirali su, lasciali sporchi.
A pulirli ci penserà il prossimo che per usucapione li farà suoi.
Lasciati alle spalle i problemi che non sono tuoi, ma guarda, lasciati alle spalle anche i tuoi.
Lasciali lì, accanto agli oggetti rotti, anzi.
Anzi, rompi tutto tu. Finisci il lavoro.
Poi esci da quella stanza e guarda il sole in faccia.
Senti la lacrima che riga il tuo volto portandosi via la polvere della tua guancia, che neanche un tappeto.
O forse, prorpio un tappeto.
Riprenditi, vattene.
Ascolta il loro silenzio di cui tu sei finalmente l'artefice.

giovedì 16 aprile 2009

Mi mostro per quella che sono davvero.
Piena di difetti che mi fanno sentire stupida, che mi fanno sentire in colpa.
Avrei fatto meglio a tacere.
Ma come posso insegnare a me stessa una cosa del genere? Come posso mentirmi? Come posso mentire a chi è parte di me?
E allora so che scorrerà acqua e laverà via la vergogna e porterà solo speranza.
E allora recupero certezze e mi faccio spingere da queste.
E allora mi ritrovo umana, giovane, ingenua.
Ma genuina, viva.
No, io non mi cambierei.

E tu?
Tu mi cambieresti?
E tu, Onnipotente, pensi d'aver sbagliato?
Qui lo pensano in tanti. Qui tanti non lo ammettono, ma alle volte farebbero a cambio.
E il conato puntuale si palesa.
NON DEVE AVERE SENSO PER VOI, NE HA PER ME.
TANTO BASTA.

mercoledì 15 aprile 2009

E' mai possibile che io debba essere sull'orlo di una crisi di nervi per scrivere qualcosa di anche lontanamente interessante?

Triste destino.