La storia più bella della mia vita l'ho persa perché siamo due stronzi.
Potevamo gestirci, calibrarci.
Potevamo continuare a vivere invece di mandare avanti l'orgoglio a combattere.
Hai visto? Siamo tornati a casa solo pieni di ferite che non saprei davvero come lenire, o con chi.
Di te mi è rimasto solo il tuo sangue addosso, mischiato al mio ed alla polvere.
E non so più riconoscere il mio dolore dal tuo. Ma non l'ho mai saputo fare.
Scarnificata, mi hanno aperto il petto a mani nude e mi hanno chiesto di non sentire più nulla, strappandomi il cuore, strappandomi te. Mi hanno pregata di far finta di niente, di non vedere il buco, di pensare che lì non ci fosse mai stato niente.
E per un po' ci ho anche provato, gli ho creduto, gli ho dato fiducia.
Ho dato fiducia ad ogni singolo ciarlatano che blaterava che non era più importante ormai.
Ma non mi pare.
Con tutto quello che ho da leggere, leggo te, con tutto quello che ho da fare...
E non mi sembra giusto dirtelo, anche se le urla posso solo soffocarle.
E appena penso a quello che eravamo, a cosa rappresentavi, a cosa volevi essere, a quello che mi facevi provare, vedo le dita che si muovono freneticamente sulla tastiera, quasi a credere che una volta buttato fuori tutto ciò che amo di te, poi non lo sentirò più e starò finalmente in pace e comincerò ad accontentarmi di tutto il resto credendo fermamente di essere felice.
Ma non sono felice, lo vedi quanto scrivo?